L’insieme di innovazioni dettate dal digitale ha spinto l’umanità verso una comunicazione rapida, dove il passaggio di informazione è perlopiù visivo. Questo permette di fruire le informazioni in modo più forte ma soprattutto più veloce. È forse questa la chiave della comunicazione tanto cercata? Intuitività e dinamicità sono obiettivi di un futuro che è già presente. E se riuscissimo a comunicare tutto con un’immagine? E se le informazioni che vogliamo fornire venissero integrate con il mondo circostante e ci venissero rappresentate esattamente per come sono? Quante emozioni potrebbero suscitare e quanti benefici potrebbero essere tratti? A tutti questi quesiti cercano di rispondere due realtà non sconosciute: la realtà aumentata e quella virtuale; due mondi simili ma aventi applicazioni diverse.
Che differenza c’è tra realtà aumentata e realtà virtuale?
La realtà virtuale (VR o Virtual Reality) permette all’utente l’interazione con un mondo che simula il nostro grazie all’utilizzo di particolari tecnologie.
Attraverso alcune tipologie di visori o semplicemente avvalendosi di un monitor, l’utente viene catapultato dentro un ambiente realistico con il quale può interagire attraverso joystick, telecomandi o qualsiasi altro dispositivo in grado di comunicare con l’interfaccia.
La realtà virtuale permette di vivere un’esperienza immersiva in un vero e proprio mondo parallelo.
In sintesi, basterà saper ingannare il nostro cervello mostrando immagini, facendo sentire suoni e ponendo movimenti per distorcere il reale.
La realtà aumentata (AR o Augmented Reality), invece, è descritta come l’arricchimento del mondo reale attraverso oggetti creati digitalmente.
L’intreccio che si crea tra lo spazio circostante e il prodotto desiderato, scaturisce l’accrescimento delle percezioni e delle emozioni di chi sta utilizzando questo potente strumento.
Uno smartphone dotato di una buona connessione ad Internet ed una fotocamera sono i requisiti principali per regalare un’avventura costruita in realtà aumentata.
Nell’articolo verrà messa particolarmente in risalto la RA (realtà aumentata), una tecnologia ancora meno conosciuta della Virtual Reality ma che negli ultimi anni ha riscontrato una crescita di maggior spicco.
Di seguito si analizzeranno tutti i suoi sviluppi nel corso del tempo e verranno inoltre illustrate tutte le specifiche di funzionamento e i suoi campi di applicazione, elogiando la sua semplicità di utilizzo e gli annessi vantaggi.
Come nasce la RA?
La realtà aumentata è una tecnologia rimasta a lungo sperimentale: veniva studiata ma difficilmente trovava applicazioni utili.
Il termine RA è stato coniato nel 1992 dal ricercatore Thomas Preston Caudell che la descrive come la visione del mondo circostante arricchito di oggetti virtuali specificatamente progettati.
Nonostante la sua messa in pratica risalga agli anni ‘60, questa nuovissima tecnica di visualizzazione ha una storia ben più lontana.
Nel 1962 fu brevettata l’invenzione di Morton Heilig chiamata “sensorama”. Questa macchina era in grado di amplificare l’esperienza cinematografica estendendola ai cinque sensi. I filmati proiettati erano infatti accompagnati da odori, suoni, da oscillazioni dell’apparecchiatura e dal vento.
All’inizio degli anni 2000 venne rilasciata la prima piattaforma dotata di un software che permetteva la realizzazione di applicazioni di realtà aumentata.
Poco dopo iniziarono a nascere le prime esperienze in RA destinate al divertimento.
L’estensione ad un pubblico ampio di questa innovazione risale a circa quindici anni fa quando, grazie alla disponibilità di chip sempre più piccoli e delle connessioni wireless a banda larga, le app AR sbarcano sugli smartphone rendendo il loro utilizzo aperto all’intera società.
Da quel momento in poi la realtà aumentata viene utilizzata in modo fantasioso e astuto in numerose situazioni: dalle più ludiche alle più serie e delicate.
Un’ulteriore evoluzione è stata l’invenzione dei Google Glass, un particolare tipo di occhiali, che può ricordare i classici visori usati per la realtà virtuale, ma che invece segnarono una vera e propria svolta. Essi, infatti, consentivano di vedere tramite un piccolo display, posizionato davanti agli occhi dell’utente, informazioni e dati all’interno del campo visivo. Nonostante fosse un grandissimo progresso la commercializzazione di tale
prodotto fallì.
Quanti tipi di realtà aumentata esistono?
In base alla tecnica di visualizzazione che ne sta alla base, esistono diversi tipi di realtà aumentata:
- realtà aumentata per la proiezione: è la tipologia più diffusa e si basa sulla proiezione di elementi digitali su un piano di appoggio fisico dello spazio circostante. Essa può essere
- interattiva: l’utilizzatore può usare l’oggetto proiettato come se esistesse realmente, ne sono un chiaro esempio le tastiere o i bottoni virtuali;
- non interattiva, quando viene mostrato qualcosa con l’unico obiettivo di visualizzazione e non di interazione (un esempio è l’app che Ikea mette a disposizione dei propri clienti per vedere il mobilio selezionato direttamente posizionato su una superficie della propria abitazione);
- Realtà aumentata basata sulla localizzazione: questa tecnica si serve del GPS per conoscere la posizione corrente dell’utente. Incrociando questo dato con quelli già immagazzinati dentro il sistema mostra informazioni utili su oggetti, luoghi e opere nelle vicinanze dell’osservatore;
- Realtà aumentata basata sul riconoscimento: questo tipo di AR si basa sul riconoscere immagini, oggetti, marker o qualsiasi altra cosa in grado di essere inquadrata dalla fotocamera dello smartphone. È spesso utilizzata per fornire maggiori dettagli di ciò che l’utente sta guardando.
Come funzione la AR?
L’aspetto chiave sul quale si basa la realtà aumentata è la corretta sincronizzazione tra il mondo reale e tutto quello che può essere definito virtuale. Il programma deve infatti essere in grado di riconoscere l’ambiente circostante in modo da poterlo arricchire con i dettagli forniti.
La AR si basa su specifici rilevatori: i sensori.
Il sensore più importante è senza dubbio la fotocamera, in grado di fornire immagini veritiere al software che riuscirà ad individuare il punto esatto dove mostrare i vari elementi.
La posizione, in questo caso, può essere di due tipi in base al riferimento:
- assoluta, ovvero un luogo specifico nel mondo;
- relativa, quando è dedotta basandosi sulla posizione di un altro elemento.
I sensori sono generalmente divisi in due diverse tipologie:
- automatici, che svolgono la loro attività senza che l’utente ne sia cosciente
- utili, che ascoltano le richieste dell’utilizzatore.
La prima casistica comprende rilevatori come ad esempio il GPS (Global Positioning System), in grado di tracciare la
posizione mediante una rete di satelliti.
Fanno parte del secondo gruppo tutte quelle interfacce utili alla raccolta dei feedback forniti direttamente dall’osservatore, che gli consente quindi di controllare l’applicazione regalando la possibilità di scegliere le caratteristiche della propria “avventura”. Possono esserne un esempio i bottoni, i quali possono avere
una natura reale o virtuale.
Applicare la realtà aumentata al marketing
La presenza della RA all’interno dei dispositivi mobili ha reso la sua fruizione rapida, efficace e intuitiva garantendone il successo immediato e in continua crescita.
Non è infatti un caso che molti studi possano vedere l’applicazione di una simile innovazione al marketing.
Basti pensare alle necessità che un cliente ha durante il suo ciclo di acquisto:
- il divario di coerenza tra il desiderio e l’acquisto può essere affinato grazie alla previsione reale del prodotto;
- l’experience può essere soddisfatta attraverso lo stupore riguardo il suo acquisto;
- la fiducia può essere coltivata grazie alla trasparenza del brand.
Come è possibile intuire la soluzione più calzante a molti di questi bisogni è probabilmente creare un’avventura in realtà aumentata con la quale l’utente possa “giocare” comodamente, ovunque si trovi.
Da questo ultimo paragrafo è possibile trarre la conclusione che la AR utilizzata in campo marketing è perfetta per “rincorrere” il cliente, in quanto, a differenza della realtà virtuale, può essere somministrata escludendo l’utilizzo di strumenti non trasportabili e a volte ingombranti, mantenendo la sua presenza costante nelle tasche di tutti, garantendo maggiore apprezzamento a livello di user experience.
Pertanto, è stato ideato un progetto che ha come obiettivo l’integrazione della augmented reality all’interno della customer journey come mero strumento di marketing in grado di avvalorare la brand experience.
Da Thomas Fabianelli, studente del corso professionale in Digital Marketing Specialist.