“You Will”: il primo banner pubblicitario della storia

Gen 29, 2024 | Marketing Tips

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Lucrezia Buccella

Social Media Manager

Lo immaginereste mai oggi un web senza pubblicità? Un mondo in cui l’adv è presente solo in tv o in strada o sui giornali?

Eppure prima del 1994 era proprio così: il web era completamente incontaminato.

Tutto cambiò il 27 ottobre di quell’anno, quando il primo banner pubblicitario venne lanciato sul portale della famosa rivista statunitense Wired.

Scopriamo insieme la sua storia!

Come è nato il primo banner pubblicitario: la storia

Nel 1994, quando internet era ancora agli arbori, la rivista statunitense Wired (che all’epoca si chiamata HotWired) stava già sperimentando strategie alternative ai tradizionali cartelloni pubblicitari che attiravano sempre più scarsamente l’attenzione delle persone.

Wired pensò bene di utilizzare un mezzo nuovo che sicuramente avrebbe suscitato molto di più l’interesse degli utenti: internet.

Ma come fare?

La rivista mise in vendita uno “spazio pubblicitario” sul suo portale e l’occasione venne subito presa al balzo dalla compagnia telefonica AT&T.

Con l’aiuto dell’agenzia pubblicitaria MCI, venne poi realizzato il nostro primo e famoso “banner ad”, termine coniato, per altro, proprio dalla rivista Wired.

Il banner pubblicitario era molto semplice, ma già geniale.

Era un rettangolo di 460 x 60 pixel  con una scritta multicolore: “Hai mai cliccato qui con il tuo mouse” e una freccia che indicava un’altra porzione di testo: “Lo farai”. Quando gli utenti cliccavano su quest’ultima parte di testo venivano reindirizzati su un sito terzo anche abbastanza fuori luogo: quello di Chrysler, una compagnia automobilistica che dal 2021 fa parte di Stellantis.

Eccolo qui:

primo banner della storia
Da Wired.it

Quanto costava il primo spazio pubblicitario e quali furono i suoi risultati?

L’inserzione della compagnia telefonica sul portale della rivista statunitense costò circa 60 mila dollari.

Ad oggi, possiamo conoscere anche una stima dei risultati ottenuti dal banner, dato che HotWired fu anche il primo a mettere a disposizione quelli che poi sarebbero stati chiamati “analytics”.

Il banner di AT&T ebbe un grande successo considerando il periodo storico: fra tutti gli utenti che visualizzarono l’ad, il 44% ci cliccò sopra.  

Un risultato molto positivo per quei tempi (ma anche per quelli attuali).

La verità è che quella del banner pubblicitario è stata solo la ciliegina sulla torta di una campagna marketing molto più articolata.

AT&T, infatti, aveva incentrato da tempo la sua comunicazione sulle tecnologie del futuro: nei suoi spot pubblicitari, ad esempio, mostravano una mamma in videochiamata con il suo bambino con tanto di domanda “hai mai rimboccato le coperte al tuo bambino da una cabina telefonica?”, oppure veniva chiesto allo spettatore se avesse mai guidando seguendo una mappa proiettata sul cruscotto dell’auto o se avesse mai letto un libro preso in prestito a una biblioteca lontana miglia e miglia.

Insomma tutte le domande poste all’interno della pubblicità davano la stessa risposta: “Lo farai”. Una promessa più che mantenuta diremmo oggi.

Diciamo che i consumatori, all’interno di questo contesto, sono riusciti a comprendere al meglio la premessa del banner pubblicitario, creando curiosità e ispirando una fiducia tale da indurre al click.

Come è cambiata la pubblicità online fino a oggi?

L’iniziativa del banner ad di Wired ha aperto inevitabilmente la strada alla pubblicità digitale come la conosciamo oggi: un mercato con un valore che si aggira attorno ai 3,2 miliardi di euro all’anno.

Ma come si è evoluta l’adv online fino a oggi?

Dopo il banner di AT&T, Wired cominciò a mostrare a rotazione ad di altre aziende. Possiamo quasi dire che il modello della pubblicità offline, si stava replicando sul web con gli stessi modelli e principi.

L’anno dopo, nel 1995, anche Yahoo! cominciò a mostrare pubblicità sulla sua homepage.

Successivamente ai banner ad, fecero il loro ingresso anche i pop-up pubblicitari: i classici pop-up che conosciamo oggi, capaci di attirare molto l’attenzione e infastidire allo stesso modo. Questi ultimi furono introdotti da Ethan Zuckerman che, addirittura,  in un articolo del 2014 si scusò per aver inventato un tipo di pubblicità così irritante.

Il mondo dell’adv online fu in ogni caso stravolto da Google negli anni 2000, quando cominciò a vendere inserzioni tramite AdWords con l’evoluzione di differenti formati che non sono molto differenti da quelli che conosciamo oggi e in cui ci imbattiamo tutti i giorni.

Questi ultimi sono chiaramente stati affiancati più tardi dalle sponsorizzate sui social, dalle collaborazioni con gli influencer e le più nuove figure dei creator.

Quali saranno le sorti della pubblicità nel futuro? Non vediamo l’ora di scoprirlo!

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