Fuga da Musk: ma qual è l’alternativa a Twitter?

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Lucrezia Buccella

Social Media Manager

Dopo l’acquisizione di Twitter da parte di Elon Musk, molti utenti, anche i più affezionati, stanno abbandonando Twitter. I motivi sono diversi: a partire dalla questione etica che riguarda il licenziamento di massa dei dipendenti, fino ad arrivare alla controversa decisione di prevedere un abbonamento per le famose spunte blu.
Non solo gli utenti delusi stanno eliminando i propri profili su Twitter, ma stanno anche optando per altre alternative. Una fra queste è Mastodon.

Cos’è Mastodon?

Mastodon si definisce la più grande rete di microblogging libera, open-source e decentralizzata del mondo: una specie di Twitter ma autogestito dagli utenti stessi.

Esso si presenta come un social senza pubblicità e algoritmi che, nonostante sia stato creato nel 2016, solo negli ultimi mesi sta acquisendo una maggiore popolarità. Infatti, nell’ultimo periodo, Mastodon ha superato i 7 milioni di iscritti, di cui più di 2,5 milioni attivi.

Come funziona Mastodon e quali sono le differenze con Twitter

La differenza sostanziale tra Twitter e Mastodon è che la prima è caratterizzata da una grande entità aziendale, la seconda si basa su una specie di gruppo di negozi locali a gestione famigliare.

Questo significa che gli utenti possono creare delle istanze, ossia dei server per ospitare una “propria casa”. Chi non ha intenzione di creare un’istanza può benissimo accedere attraverso quella di un altro utente. Se non si sa a quale istanza iscriversi, si può benissimo sceglierne una dall’elenco di quelle italiane.

L’iscrizione a istanze diverse non preclude l’impossibilità di seguirsi e interagire e neanche quella di esplorare altri server, il tutto senza perdere seguiti e follower.

Le istanze hanno due linee temporali diverse:

  • la timeline locale è un flusso di tutti coloro che scrivono in quell’istanza;
  • la timeline foderata comprende tutti i messaggi degli iscritti all’istanza più tutti quelli scritti dai seguiti.

Mastodon ha un limite di caratteri pari a 500 e, rispetto a Twitter, presenta anche strumenti e funzionalità più sicuri in termini di privacy e molestie.

I contenuti che possono essere rimossi dalla cronologia e che possono comportare addirittura la sospensione dell’account sono quelli relativi a temi di

  • razzismo;
  • discriminazione di genere e minoranze sessuali;
  • nazionalismo xenofobo e/o violento.

Delle differenze rispetto a Twitter riguardano anche la terminologia.

Effettivamente, non si avranno più tweet, bensì toot; il retweet non sarà altro che un boost (spinta) e non esisterà un tweet di citazione.

Le altre alternative a Twitter

Oltre a Mastodon, sono state individuate altre piattaforme per far fronte alla crisi di Twitter e per rimpiazzare, quindi, questo social.

Una di queste è Bluesky, il progetto del cofondatore di Twitter (Jack Dorsey), che ad oggi conta 30mila utenti in lista d’attesa.

Sono prese in considerazione altre piattaforme molto più consolidate come ad esempio Tumblr o Clubhouse che, in questo periodo, hanno registrato un tasso di crescita molto positivo.

L’ultima proposta per quanto riguarda le alternative a Twitter è quella di Post, un nuovo social fondato da Noam Bardin, ex CEO di Waze, l’app per il traffico.

Negli ultimi giorni Post è stata assaltata da richieste di iscrizioni e si stima una lista di attesa che conta 130mila persone.

Nonostante tutte queste alternative, nessuno è ancora fermamente convinto che esse riusciranno davvero a competere con Twitter, tantomeno a superarlo.

Tuttavia, questa potrebbe essere un nuovo stimolo alla competizione e potrebbe spingere Twitter a fare il suo meglio.

Per maggiori informazioni per cominciare a conoscere il mondo di Mastodon, in ogni caso, vi consigliamo di visitare questo sito.

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