ChatGPT: la situazione in Italia e nel resto del mondo

Apr 5, 2023 | Blog, Tecnologia

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Margherita Ferrera

Web editor & Seo Copywriter

Qualche giorno fa, il Garante della Privacy ha deciso di bloccare l’accesso a ChatGpt con effetto immediato perché non rispetterebbe la disciplina della privacy. Una decisione che ha avuto risonanza in tutto il mondo e che ad oggi sembra aver influenzato garanti esteri a muoversi nella stessa direzione.

Stop a ChatGPT in Italia

La decisione del Garante è arrivata il 31 marzo, disponendo con effetto immediato la limitazione provvisoria del trattamento dei dati degli utenti italiani e, di conseguenza, bloccando l’accesso alla piattaforma. Allo stesso tempo, il Garante ha avviato un’istruttoria nei confronti di OpenAI, la società che sviluppa e gestisce il software di Intelligenza Artificiale.

Le motivazioni che hanno spinto l’autorità a muoversi in questo senso sono diverse. In primis, secondo il Garante l’informativa privacy del software non avverte gli utenti su quali dati personali vengono raccolti. Ritiene, poi che manchi “una base giuridica che giustifichi la raccolta e la conservazione massiccia di dati personali, allo scopo di ‘addestrare’ gli algoritmi sottesi al funzionamento della piattaforma”.

Inoltre, benché la piattaforma possa essere usata solo dai maggiori di 18 anni, OpenAI non ha predisposto nessun modo per verificare l’età degli utenti. Il Garante poi ha citato tra gli altri il bug del 20 marzo 2023 in cui si è verificata una violazione dei dati relativi alle conversazioni degli utenti e alle informazioni legate ai pagamenti.

Ad oggi non è possibile accedere a ChatGPT dall’Italia. Tuttavia la sera del 5 aprile le cose potrebbero cambiare. I rappresentanti di OpenAI e il Garante della Privacy si incontreranno in videoconferenza per discutere di questa questione. L’azienda ha espresso la sua “disponibilità immediata a collaborare con l’Autorità al fine di rispettare la disciplina della privacy europea e giungere a una soluzione condivisa in grado di risolvere i profili critici sollevati in merito al trattamento dei dati”.

ChatGPT nel resto del mondo

I dubbi riguardo la privacy degli utenti non sono solo del Garante italiano, ma anche diverse autorità in altri Paesi del mondo.

L’Office of the Privacy Commissioner, l’equivalente del Garante della Privacy in Canada, il 4 aprile ha aperto un’indagine in risposta a una “denuncia relativa alla raccolta, all’uso e alla divulgazione di informazioni personali senza consenso.

Anche il Garante del Regno Unito ha lanciato un monito alle aziende tecnologiche sull’uso delle informazioni personali delle persone per sviluppare chatbot, dopo aver espresso il timore che la tecnologia sottostante sia addestrata su grandi quantità di materiale non filtrato prelevato dal web. L’autorità ha dichiarato che le aziende che sviluppano e utilizzano chatbot devono rispettare la privacy delle persone quando costruiscono sistemi di intelligenza artificiale generativa.

Mentre secondo Reuters, i garanti francesi e irlandesi si sono messi in contatto con la controparte italiana per saperne di più su quali basi legali si è mosso il Garante italiano. E la Germania potrebbe seguire le orme italiane, bloccando l’accesso a ChatGPT per problemi di sicurezza dei dati.

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