Il Digital Services Act entra in vigore in Europa: che cos’è e come colpisce le Big Tech

Ago 29, 2023 | Blog, Tecnologia

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Margherita Ferrera

Web editor & Seo Copywriter

È entrato in vigore venerdì 25 agosto il nuovo provvedimento europeo, il Digital Services Act, che coinvolgerà tutte le piattaforme online ma che colpirà in particola modo le Big Tech come Google, Meta e Amazon. L’obiettivo principale della nuova legislazione europea è di rendere il web un luogo più sicuro e trasparente, pena multe molto salate.

Le regole del Digital Services Act (DSA)

Le nuove norme riguardano tutte le piattaforme online che operano nell’Unione Europea, ma è molto più stringente nei confronti di quelle con oltre 45 milioni di utenti mensili attivi in UE.

In sintesi, queste piattaforme dovranno porre in essere modalità per moderare, prevenire, filtrare, bloccare e rimuovere qualunque tipo di contenuto nocivo o pericoloso.

In particolare, il DSA impone alle aziende di fornire agli utenti i mezzi per segnalare questi contenuti, oltre che la rimozione di contenuti in tempi rapidi e l’obbligo di sospensione degli utenti che hanno violato più volte il regolamento.

Per quanto riguarda la pubblicità, il regolamento europeo vieta la pubblicità mirata ai bambini, nonché quella basata sull’orientamento sessuale, la religione, l’etnia o l’orientamento politico di una persona.

Le piattaforme online, inoltre, sono tenute a condividere con le autorità competenti i dettagli sul funzionamento degli algoritmi che utilizzano. Le aziende dovranno poi creare sistemi di condivisione dei dati con ricercatori indipendenti.

Il DSA stabilisce che i controlli dovranno essere svolti su base annuale e, nel caso in cui le norme non vengano rispettate più volte, prevede multe che possono arrivare ad un massimo del 6% del fatturato annuo.

Le Big Tech coinvolte: quali sono e come si stanno adeguando

Fino ad oggi, l’Unione Europea ha individuato 19 piattaforme e motori di ricerca che rientrano nel criterio dei 45 milioni di utenti attivi mensili e che di conseguenza devono attenersi alle regole più stringersi. Le Big Tech coinvolte sono: Alibaba Aliexpress, Amazon Store, Apple App Store, Bing, Booking.com, Facebook, Google Play, Google Maps, Google Search, Google Shopping, Instagram, LinkedIn, Pinterest, Snapchat, TikTok, X (Twitter), Wikipedia, YouTube e Zalando.

Queste 19 piattaforme sono tenute ad aggiornare e fornire il numero di utenti almeno ogni 6 mesi. Se per un anno intero gli utenti di una data piattaforma scenderanno al di sotto della soglia dei 45 milioni, l’azienda verrà rimossa dall’elenco.

Molte di loro si sono già mosse per adeguarsi alle nuove norme. Già da qualche mese Meta e TikTok hanno smesso di mostrare annunci personalizzati agli utenti tra i 13-17 anni, così come sta facendo Snapchat.

Google ha annunciato che sta ampliando il suo Ads Transparency Center per adeguarsi alle norme, si è impegnata a rendere più facilmente accessibili i dati ai ricercatori e analizzerà i potenziali “rischi di diffusione di contenuti illegali, o i rischi per i diritti fondamentali, la salute pubblico o il discorso civico”.

Amazon e Zalando, invece, hanno avviato un’azione legale perché ritengono di non essere piattaforme di così grandi dimensioni. Nonostante questo, Amazon ha creato un “nuovo canale per l’invio di avvisi contro prodotti e contenuti sospetti di illegalità” e Zalando ha dichiarato alla BBC di stare lavorando per conformarsi alle norme.

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