Employability 4 Digital School – Intervista a Paola Dadomo

Giu 14, 2023 | Blog, Guida ai corsi

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Margherita Ferrera

Web editor & Seo Copywriter

Il progetto Employability 4 Digital School ha l’obiettivo di generare “occupatibilità” per gli studenti attraverso colloqui motivazionali e di orientamento. Gli studenti imparano a scrivere un cv in modo efficace, come prepararsi ai colloqui di lavoro e come cercare e trovare lavoro.

Oggi abbiamo intervistato Paola Dadomo, Career Counselor, Consulente HR e responsabile del progetto, per capire come strutturare un curriculum di successo, come affrontare i colloqui, e per darci qualche dritta.

Paola, ci racconti un po’ di lei.

Sono Paola Dadomo, mi occupo di consulenza di carriera e orientamento, sono una career coach e da oltre venti anni lavoro nell’ambito delle risorse umane, soprattutto selezione e formazione del personale. Collaboro con la Digital School quasi dall’inizio, fin dalle prime edizioni del master in digital marketing, e mi occupo di un progetto molto bello di cui sono molto appassionata e fortemente voluto dal Prof. Pasquetti già dalle primissime edizioni del master, ed è il progetto Employability 4 Digital School.

Cos’è il progetto employability e perché è stato realizzato?

Il progetto Employability 4 Digital School è nato sin dalle prime edizioni del master. In quel periodo eravamo ancora in pandemia, l’idea era di accompagnare gli studenti da vicino in un percorso di orientamento rispetto al mondo del lavoro.

La traduzione in italiano di employability è occupabilità, è un concetto che oggi viene considerato una competenza trasversale, perché siamo in un periodo e lavoriamo in un ambiente definito VUCA (ndr. Volatility, uncertainty, complexity and ambiguity), un ambiente lavorativo che è volatile, è incerto, che è ambiguo, in cui ci si deve saper muovere anche con velocità. Il mercato del lavoro è cambiato tantissimo negli ultimi anni e per questo l’essere occupabili, l’essere adeguati a potersi formare, a fare upskilling delle competenze, oppure apprendere nuove competenze, è una competenza considerata ormai trasversale.

Questo è il motivo per cui all’interno dei master della Digital School abbiamo inserito questo progetto per accompagnare gli studenti sia nella fase dello stage che poi anche in chiusura del percorso durante il loro eventuale cambio di lavoro o inserimento nei nuovi ambiti lavorativi scelti.

Quanto è importante la struttura di un curriculum in fase di selezione di un candidato?

Il curriculum è fondamentale per la selezione dei candidati – lo definisco proprio il biglietto da visita del candidato e a cui dedichiamo proprio un seminario ad hoc. La prima fase di selezione è lo screening dei cv, quindi capite quanto sia importante avere un cv efficace, che ci rappresenta, e anche, perché no, graficamente interessante, soprattutto per gli studenti del master della Digital School che lavoreranno in ambiti di comunicazione e marketing. Dico sempre, se non voi chi si può permette un cv creativo?

Poi all’interno del cv ci sono vari aspetti, di struttura e di scelta del formato e poi soprattutto un aspetto di contenuto.

Quanto è importante la prima impressione, invece, in fase di colloquio?

A livello neurologico e cognitivo, la prima impressione è stata studiata in tantissimi ambiti ed è inutile negarlo, è una parte importante nel momento in cui si conosce una persona. A maggior motivo lo è nel colloquio di lavoro.

È importante prepararsi bene. La prima impressione è fatta da tanti ingredienti: sicuramente un’accuratezza nell’abbigliamento che si sceglie anche a seconda dell’azienda in cui si va a fare il colloquio, ci sono aziende più formali e altre meno. È molto importante l’aspetto sia verbale che non verbale, il tenere lo sguardo sull’interlocutore.

Un’altra parte altrettanto importante che ci aiuta a lavorare su questa famosa prima impressione è prepararsi adeguatamente al colloquio, questo è un altro dei seminari che facciamo all’interno di Employability 4 Digital School, ed è fondamentale perché bisogna avere ben chiaro che cosa possiamo dare noi all’azienda, in che cosa possiamo fare la differenza, cosa l’azienda sta cercando. Tutto questo fa parte della prima impressione, che non è solo l’impressione fisica e visiva, è molto di più, e fa sì che diventi per noi il nostro trampolino di lancio nell’azienda, il punto di ingresso.

Parliamo della lettera di presentazione: accostata ad un curriculum può fare la differenza, e se sì perché e in che modo?

La lettera di presentazione non vale la pena farla se nello scriverla seguiamo degli standard che si trovano in Internet e che quindi non dicono nulla di noi. La lettera di presentazione ha senso se davvero ci rappresenta.

Nella lettera di presentazione possiamo andare a toccare vari punti, se richiesta. In Italia si usa sempre meno perché adesso le application vengono fatte online. Se invece rispondiamo via mail, la mail stessa diventa lettera di presentazione, per cui in quelle righe è importante creare il nostro storytelling, andare a posizionarci, far capire qual è la nostra motivazione. E diventa in qualche modo una lente, un filtro, attraverso il quale guidare il selezionatore alla lettura efficace del nostro cv. Dobbiamo fare uscire già in una buona lettera di presentazione le nostre motivazioni, le caratteristiche che ci rendono peculiari per il posto di lavoro per cui ci stiamo applicando e quindi dire qualcosa di noi.

Pensa che il modo di cercare lavoro da parte degli studenti e quello di assumere da parte dei recruiter e degli imprenditori sia cambiato nel tempo?

Il modo di selezionare da parte sia delle imprese, e quindi di conseguenza anche dei candidati nella modalità di ricerca lavoro, è cambiato enormemente negli ultimi anni. Come potete immaginare, il digitale ha dato una spinta fortissima, per esempio si parla sempre di più di video-cv. Addirittura ci sono dei portali di recruiting, di ricerca selezione e lavoro che lo inseriscono come obbligatorio, a prescindere anche dal fatto che ci applichiamo o meno ad un annuncio o ad una posizione aperta. Sono degli step obbligatori che aiutano chi fa selezione ad andare proprio a snellire la prima fase di ricerca e selezione che è molto impegnativa.

Molti portali, per esempio, oltre a una video-presentazione fanno fare delle sorte di assessment della personalità online. E questa è una cosa che spesso d’altro canto i candidati non sempre hanno in mente, faticano a comprenderne i meccanismi perché dietro il processo di selezione ci sono molti step che, chiaramente, conosce bene chi è dall’altra parte. Chi invece sta cercando lavoro non sempre li sa leggere o comprendere nel modo corretto, quindi questo è un altro dei punti che tocchiamo all’interno dei seminari di Employability 4 Digital School, ed è tutta l’area dedicata alla ricerca attiva del lavoro.

Secondo lei, cosa spinge un recruiter a selezionare e a scegliere una persona senza esperienza rispetto a una persona più competente nel settore digitale?

Un’altra domanda che spesso mi fanno gli studenti che vedo a colloquio perché all’interno di Employability 4 Digital School affianchiamo, oltre a dei seminari specifici di contenuto, momenti di colloquio individuale.

Da un lato chi ha troppa esperienza paradossalmente ha paura di non trovare lavoro, dall’altro chi è junior ha il timore di come poter entrare nel mondo del lavoro. Anche qui bisogna sempre provare ad avere l’occhiale dell’HR, del selezionatore, perché i bisogni di un’azienda dipendono da tantissimi fattori.

Chi fa selezione sa che si parla spesso di fit the company, quindi bisogna capire quali sono i bisogni dell’azienda, i budget a disposizione, la scelta di inserire uno stage che poi si trasforma in un’assunzione, piuttosto che un apprendistato o un profilo più maturo e poi le caratteristiche della posizione stessa. C’è anche un tema di fit the team, oltre che la posizione, e fit the boss, che non è banale. Bisogna vedere anche dove la persona va inserita, all’interno di quale team e chi sarà il suo responsabile. Questo è un esempio per farvi capire la complessità per cui a una domanda di questo tipo non c’è una risposta, bisogna davvero capire a quale azienda ci stiamo indirizzando e qual è la posizione che in quel momento quell’azienda sta cercando, quello di cui ha bisogno perché c’è spazio per tutti.

Chiaramente un digital marketing specialist se si candida per diventare social media manager e ha poca esperienza, non è una candidatura ben mirata. L’altro errore che si fa spesso, e lo vedo facendo anche consulenza di carriera, è di mandare cv a qualunque annuncio troviamo purché ci sia dentro quella parolina magica, come ad esempio marketing. No, bisogna aver ben chiaro l’obiettivo professionale, che cosa possiamo offrire al mercato, in base alla nostra esperienza, e sulla base di quelli andare mirati nella scelta delle opportunità di lavoro a cui candidarsi.

Parlando di esperienza, quanto è importante svolgere uno stage o un tirocinio?

Lo stage all’interno di qualsiasi ambito formativo è fondamentale, a maggior motivo lo incontriamo in ambito digitale. La pandemia ha avvicinato tantissimi studenti proprio perché eravamo tutti fermi in casa, e anche il mondo aziendale ha iniziato a scoprire il web e le sue potenzialità.

Qui lo stage è fondamentale perché tante volte in questo ambito ci sono studenti che si avvicinano da autodidatti. Il master consente di mettere a terra determinate informazioni che abbiamo appreso in materia da autodidatta, con corsi online o corsi brevi, e lo stage è quello che davvero permette di consolidare. Intanto perché si ha un confronto diretto con un’azienda, o una web agency o di comunicazione, una realtà strutturata dove abbiamo modo anche di rapportarci alle altre figure e vedere che in azienda è importantissimo imparare a lavorare cross-functional, attraverso e collaborando con varie funzioni. Faccio sempre l’esempio di chi è appassionato di SEO o di programmazione, non lavorerà mai da solo, avrà sempre a che fare col cliente finale e poi con gli altri colleghi che a vario titolo e per altri ambiti lavorano con lui o lei per poter portare a termine un progetto.

Lo stage lo suggerisco molto, soprattutto ai junior che magari non hanno ancora fatto esperienza, perché è la prima esperienza da mettere sul cv: è il famoso modo di essere già neodiplomati o neolaureati ma con un minimo di esperienza.

Nonostante alcuni lavori del settore digitale abbiano una parte predominante di lavoro pratico, perché e quanto è importante conoscerne il risvolto teorico?

Anche nell’ambito digitale la parte di esperienza pratica è fondamentale, non ci si può limitare alla sola teoria, ma questo vale in tutto l’apprendimento e soprattutto per l’apprendimento degli adulti. Oggi ormai si parla di lifelong learning, cioè che continuiamo ad apprendere per tutto l’arco della nostra vita. Io stessa ho fatto diversi master, e questo capiterà sempre di più, perché tante volte l’esperienza poi va messa a terra.

E allora l’apprendimento formale ci consente proprio di fare questa attività, ed è sempre più importante proprio perché viviamo e lavoriamo in un ambiente e in una modalità lavorativa che è sempre più veloce, che spinge tantissimo, e quindi gli apprendimenti vanno consolidati. Il poter entrare in aula e fermarsi e fare teoria ci consente di consolidare quello che abbiamo già appreso e andare a sistematizzare: scopriamo che una cosa che abbiamo sperimentato sul campo come efficace ne comprendiamo realmente i motivi e le cause che fanno sì che questo azione sia efficace, proprio grazie a un momento di apprendimento teorico.

Secondo lei, quante possibilità ha uno studente che esce che si diploma nei nostri master, quindi sia il graphic designer e sia il digital marketing specialist, di trovare lavoro?

Le opportunità di sbocco nell’ambito digitale stanno crescendo sempre di più e questo fenomeno è stato accelerato dalla pandemia. Anche le aziende che fino a quel momento non avevano avuto bisogno di essere presenti online o di avere un ecommerce hanno dovuto attrezzarsi, anche da un punto di vista grafico, di design, di posizionamento sul mercato, di personal branding.

È un fenomeno già in atto da tempo. Se andiamo a vedere i principali osservatori digitali delle competenze delle varie associazioni di categoria, ma anche trend internazionali, come quelli di Excelsior, è impressionante vedere i numeri di addetti che il mercato ricerca da qui al 2024. Secondo i dati Excelsior, si parla di oltre un milione e mezzo di addetti nell’ambito digitale, ambito che implica tutto, e implica anche, nello specifico i due master di cui si occupa la Digital School. Pensiamo alla User Experience all’utilizzo dei siti, al web design, è un mondo che è davvero in esplosione.

La cosa che tengo molto a dire anche quando faccio colloqui con i candidati è questo: bisogna avere molta flessibilità per affrontare un mondo del lavoro che è così velocemente in cambiamento, legato anche alla trasformazione digitale. Bisogna essere molto flessibili, molto aperti e spesso, per esempio, una delle caratteristiche di questo ambiti è di avere una partita IVA. I giovani ora ce l’hanno molto di più, non c’è più la mentalità del posto fisso perché il mondo del lavoro è cambiato così tanto che davvero oggi, oltre ad essere continuamente in life learning, si cambia anche molto più frequentemente il posto di lavoro. Queste a mio parere sono le caratteristiche e sono sicuramente gli ambiti di lavoro già richiesti, non sono nel futuro, e a tendere sono gli ambiti dove ci sarà maggiore occupazione.    

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