Un tempo venivano chiamati autoscatti, oggi sono selfie. Per celebrare la Giornata mondiale dei selfie, oggi ripercorriamo la loro storia e vedremo come il selfie è stato sfruttato nel marketing.
Una storia secolare
Facciamo un balzo indietro, prima delle fotocamere degli smartphone, prima delle macchine fotografiche digitali e di quelle usa e getta. Siamo nel 1839 e Robert Cornelius, pioniere della fotografia, scatta un autoritratto sfruttando il dagherrotipo, il primo procedimento fotografico per sviluppare le immagini. Cornelius diventa così la prima persona nella storia a scattare un autoritratto fotografico.
Con l’evoluzione tecnologica e dei metodi fotografici si è evoluto di pari passo il selfie. Nel 1900 grazie al debutto della prima fotocamera portatile, la Kodak Brownie, gli autoritratti fotografici diventano sempre di più una tecnica diffusa.
In tanti hanno sfruttato il selfie per immortalarsi, dalla Granduchessa Anastasia Nikolaevna di Russia, che all’età di 13 anni, fu una delle prime adolescenti a scattarsi una foto con uno specchio da inviare a un’amica nel 1914, da Andy Warhol alla fotografa Vivian Maier, nessuno è riuscito a resistere al suo fascino anche un po’, diciamocelo, narcisistico.
Ma il vero boom dei selfie arriva all’inizio degli anni Duemila quando per la prima volta iniziano a comparire le fotocamere nei cellulari. Con questa piccola aggiunta, i selfie sono a portata di mano del pubblico di massa.
E da dove nasce il termine selfie? La paternità della parola è attribuita a Nathan Hope, un utente australiano che nel 2004 definì un suo autoscatto “selfie”. Da lì la sua popolarità è cresciuta talmente tanto che è ormai una parola – e una tecnica fotografica – di uso comune.
I selfie nel marketing
Grazie alla loro popolarità i selfie sono un buono strumento da utilizzare in una strategia di marketing.
Anche se ormai Lush non è più presente sui social, nel 2019 l’azienda britannica di cosmetica naturale ha sfruttato il potere dei selfie lanciando la campagna #NationalFaceMarkDay. In occasione della Giornata nazionale delle maschere per il viso, il brand ha invitato gli utenti a postare i loro selfie mentre usavano le loro maschere per vincere un bottino di prodotti Lush dal valore di $500.
L’obiettivo della campagna era di aumentare la brand awareness senza essere troppo “aggressivi” e di conquistarsi così dei nuovi clienti. Il risultato è stato più che positivo: oltre ad ottenere nuovi clienti, in quell’occasione Lush ha registrato un’intensa attività di marketing organico su social come Twitter.
Un altro esempio virtuoso è quello della serie tv di zombie The Walking Dead. Per creare hype intorno allo show, il network ha creato un app che trasformava i selfie dei fan in zombie. Promuovendo l’applicazione sui social e incoraggiando i fan a condividere le loro foto con l’hashtag #deadyourself, il network AMC ha ottenuto un buon livello di coinvolgimento con tantissimi contenuti generati dagli utenti.
Chiudiamo con la campagna di Beats by Dre. Nel 2014 il brand per promuovere le nuove cuffie Solo2 ha creato una campagna basata sul video virale The donut selfie. Beats By Dre quindi ha invitato influencer, fan e celebrità ad indossare le Solo2 e ad emulare il video. Così, il brand ha guadagnato 10,6 milioni di visualizzazioni in poche settimane, un risultato strabiliante.