Un nuovo disegno di legge vorrebbe bandire i social agli under 16 e imporre più regole per i “baby influencer”

Mag 22, 2024 | Blog, Social Trends

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Margherita Ferrera

Web editor & Seo Copywriter

È intitolato Disposizioni per la tutela dei minori nella dimensione digitale il nuovo disegno di legge bipartisan presentato alla Camera e al Senato. Obiettivi del ddl sono obbligare le piattaforme social a verificare l’età degli utenti così da negare l’accesso ai minori di sedici anni, e di porre più paletti al fenomeno dei “baby influencer“.

Social vietati agli under 16

La bozza del disegno di legge (che è ancora un “work in progress”) è stata visionata in esclusiva da Adnkronos ed è composta da 6 articoli.

Secondo il ddl, l’onere di verificare l’età degli utenti sarà delle piattaforme. All’articolo 3 si legge che “i contratti con i fornitori di servizi della società dell’informazione conclusi da minori di 16 anni sono nulli e non possono peraltro rappresentare idonea base giuridica per il trattamento dei dati personali”.

Nella versione attuale del testo è specificato che l’iscrizione di un sedicenne o di un minore di 16 anni è legittima se consentita dal genitore o tutore, ma l’età minima potrebbe essere abbassata a 15 anni.

Le regole per i “baby influencer”

L’articolo 5 è dedicato al fenomeno dei “baby influencer“, bambini cioè “che sin dall’età di tre, quattro, cinque anni vengono utilizzati per la promozione di prodotti e servizi – spesso destinati ad altri coetanei – attraverso le grandi piattaforme di condivisione e social network”.

Il disegno di legge prevede che “la diffusione, non occasione, dell’immagine di un minore di sedici anni attraverso un servizio di piattaforma online” è soggetta “all’autorizzazione di chi ne esercita la responsabilità genitoriale o ne è tutore, nonché della direzione provinciale del lavoro” se la diffusione dell’immagine del baby influencer produce o è finallizzata a produrre “entrate dirette o indirette superiore ai 12mila euro all’anno“.

E se le entrate sono maggiori di 12mila euro all’anno, i ricavi “saranno versati su un conto corrente intestato al minore protagonista dei contenuti e non possono essere utilizzati in nessun caso da chi esercita la responsabilità genitoriale sul minore salvi eventuali casi di emergenza nell’esclusivo interesse del minore; in entrambi i casi previa autorizzazione della competente autorità giudiziaria minorile”.

Infine, il testo propone l’introduzione di un numero di emergenza infanzia, cioè il 114, che servirà a segnalare abusi e violazioni ai danni dei minori in ambito digitale.

Il vuoto normativo

Il disegno di legge potrebbe colmare l’attuale vuoto normativo in materia. In Italia, infatti, non ci sono norme specifiche, ma si applicano le leggi generali sul lavoro minorile, quelle sulla privacy e sul consenso genitoriale.

La legge sarebbe quindi un primo passo per tutelare i minori, ma in altri Paesi europei esistono già leggi che regolamentano questo fenomeno. Dal 2020 per esempio in Francia esiste una legge che tutela i baby “professionisti”, specificando le ore di lavoro sui social, imponendo una sorta di congelamento dei guadagni (come nel ddl italiano), e prevedendo la possibilità di esercitare il diritto all’oblio se richiesto.

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