Il monopolio di Google potrebbe essere in pericolo. Il dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, infatti, ha ufficialmente presentato alcune proposte volte a limitare la posizione dominante di Google sul mercato digitale, in particolare quello delle ricerche online e delle inserzioni.
Per far ciò, tra le proposte dei procuratori americani c’è lo spezzettamento dell’azienda che, se approvato, costringerebbe l’azienda di Mountain View a cedere o comunque scindere divisioni come Chrome, Android e Google Play.
Le aree esaminate
“Per oltre un decennio, Google ha controllato i canali di distribuzioni più popolari, lasciando ai rivali pochi o nessun incentivo a competere per gli utenti. Per rimediare completamente a questi danni è necessario non solo porre fine al controllo di Google sulla distribuzione di oggi, ma anche garantire che Google non possa controllare la distribuzione di domani”, si legge nella documentazione depositata martedì in tribunale.
Il dipartimento di Giustizia ha preso in considerazione quattro aree in cui opera Google: distribuzione della ricerca e condivisione dei ricavi; generazione e visualizzazione dei risultati di ricerca; scala e monetizzazione della pubblicità; raccolta e utilizzo dei dati.
I procuratori americani nei documenti propongono di eliminare o limitare gli accordi commerciali che permettono a Google Search di essere il motore di ricerca predefinito sia su browser web che dispositivi che applicazioni, come per esempio l’accordo da 20 miliardi di dollari che Google paga annualmente ad Apple per essere il motore di ricerca predefinito di Safari.
Si parla poi di “modifiche strutturali” come appunto “spezzettare” Google e separare Chrome, Play Store e/o Android dall’azienda. Il dipartimento, poi, vorrebbe anche limitare la capacità di Big G di usare i risultati di ricerca per addestrare nuovi modelli e prodotti di IA generativa, nonché rendere più trasparenti i dati di accesso e l’utilizzo dei dati stessi.
La difesa di Google
Di fronte alle accuse, Google ha dichiarato che contesterà qualsiasi azione del dipartimento di Giustizia e che le proposte rappresentano un “eccesso di potere” da parte del governo che danneggerebbe i consumatori, gli sviluppatori e le aziende.
“Questo caso riguarda una serie di contratti di distribuzione della ricerca. Piuttosto che concentrarsi su questo, il governo sembra perseguire un programma di ampio respiro che avrà un impatto su numerosi settori e prodotti, con significative conseguenze indesiderate per i consumatori, le imprese e la competitività americana”, ha dichiarato Lee-Anne Mulholland, vicepresidente dei regulatory affairs di Google.
Entro il 20 novembre il dipartimento di Giustizia presenterà le proposte più dettagliate, mentre Google dovrà presentare le sue azioni correttivo entro il 20 dicembre.