Che cos’è la psicologia della Gestalt e come applicarla al graphic design

Nov 29, 2024 | Blog, Design Tips

Scritto da:

Redazione

All’inizio del XX secolo in Germania nacque una corrente psicologica, la Gestalt, il cui focus principale è lo studio della percezione e dell’esperienza umana, concentrandosi su come il cervello organizza le informazioni visive.

Il termine tedesco Gestalt, infatti, significa forma, configurazione o rappresentazione. La teoria della Gestalt può essere riassunta con la massima “Il tutto è diverso dalla somma delle sue parti”, cioè la percezione umana non nasce semplicemente dalla somma delle singole parti, ma è un’esperienza continua, unitaria, organizzata. In sostanza, percepiamo gli elementi in modo diverso a seconda del contesto o dell’insieme di cui fanno parte.

I principi di questa corrente psicologica sono spesso applicati al graphic design. Sapere come il cervello interpreta e percepisce le forme, gli spazi, come gli oggetti sono in relazione l’uno con l’altro, infatti, permette di creare design molto accattivanti e aiutano a guidare l’osservatore verso ciò che il graphic designer ritiene importante.

Il principio della buona forma

Questo principio potrebbe essere riassunto con una sola parola: semplicità. Il nostro cervello, infatti, tende a percepire gli elementi visivi nella loro forma più semplice, rifuggendo da forme complesse e frammentate.

Per questo nel graphic design sono privilegiati loghi, icone o font semplici, regolari, facilmente riconoscibili, leggibili, che riescono a veicolare in un istante il messaggio.

Il principio della prossimità (o vicinanza)

Il principio della prossimità, anche noto come principio della vicinanza, afferma che gli elementi che si trovano vicini l’uno all’altro sono percepiti come un elemento unico.

Un esempio calzante lo troviamo nel graphic design, ma anche nel UX/UI, nell’organizzazione delle informazioni in modo chiaro, intuitivo e funzionale nelle pagine web o nelle app: i bottoni che svolgono funzioni simili sono raggruppate insieme per facilitare l’esperienza dell’utente. Oppure uno dei loghi che esprime al meglio questo principio è quello di IBM:

Il principio della somiglianza

Il nostro cervello tende a raggruppare gli elementi simili in un unico gruppo, e questa somiglianza può coinvolgere forma, colore, dimensione, orientamento o posizione. Nel graphic design, tutti i pattern si basano su questo principio, così come il branding come la progettazione di un’immagine coordinata per trasmettere proprio questo senso di unità e coerenza.

Il principio del destino comune

Se diversi elementi si muovono nella stessa direzione o alla stessa velocità, allora il nostro cervello li percepisce come un unico gruppo. Sfruttando questo principio, i graphic designer possono creare animazioni e transizioni fluide e coinvolgenti, oppure infondendo un senso di movimento e dinamismo raggruppando una serie di icone che si muovono verso destra.

Il principio della figura-sfondo

Secondo questo principio, il nostro cervello separa le figure, cioè l’elemento che attira la nostra attenzione, dallo sfondo, che viene percepito come un semplice contesto. Questo principio è fondamentale perché ci aiuta a capire come organizzare le informazioni in modo gerarchico, mettendo in risalto ciò che riteniamo sia fondamentale.

Ma è anche interessante perché permette di giocare con la nostra stessa percezione creando illusioni ottiche, e l’esempio classico e più noto è sicuramente il Vaso di Rubin.

Anche nel graphic design si fa spesso uso di “illusioni ottiche” di questo genere, come per esempio il logo dello zoo di Pittsburgh che mostra la silhouette di un albero e ai lati del tronco sullo sfondo i musi di un gorilla e di una leonessa.

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